La direttiva europea “Case Green” 2030 è stata approvata il 14 marzo 2023 e stabilisce gli obiettivi energetici per gli edifici degli Stati membri dell’Unione Europea. Gli edifici rappresentano il 40% del consumo di energia e il 36% delle emissioni di gas a effetto serra. L’obiettivo della direttiva è di promuovere il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici con interventi programmati per raggiungere entro il 2050 emissioni zero per gli edifici. L’articolo descrive il “piano nazionale di ristrutturazione”, gli interventi richiesti sugli edifici esistenti e le classi energetiche che dovranno essere raggiunte entro il 2030.
Il 14 marzo 2023 è stato approvato il testo della direttiva europea “case green” che detta gli obiettivi energetici 2030 – 2050 degli edifici per gli Stati membri.
L’entrata in vigore della direttiva sarà il 20º giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Europea e gli Stati dovranno legiferare entro 24 mesi.
Siamo nella fase di negoziazione tra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione europea che potrebbe modificare il contenuto del documento che analizzerò in questo articolo. Comunque le linee guida principali sono state tracciate e sulla base di esse l’Italia dovrà necessariamente adeguarsi.
A quanto riportato nel testo sulla base di studi effettuati sul territorio europeo, gli edifici sono responsabili del 40% del consumo di energia e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. È stato stimato che il 75% degli edifici dell’Unione Europea sono insufficienti sul piano energetico. Il combustibile principale utilizzato per il riscaldamento è il gas naturale e rappresenta circa il 42% dell’energia utilizzata per riscaldare le abitazioni.
L’obiettivo ambizioso della direttiva è quella di promuovere il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici attraverso una sistematica serie di interventi programmati, in modo da conseguire entro il 2050 il traguardo di edifici ad emissioni zero.
In questo articolo ti descriverò i punti principali e i passaggi rilevanti contenuti nel testo approvato. Ti parlerò del “piano nazionale di ristrutturazione” degli edifici e di che cos’è il “passaporto di ristrutturazione”. Ti descriverò quali sono gli interventi richiesti sugli edifici esistenti e quali sono le classi energetiche che dovranno essere raggiunte entro il 2030.
PIANO NAZIONALE DI RISTRUTTURAZIONE
Nell’articolo 3 è stabilito che ogni Stato membro dovrà redigere un “piano nazionale di ristrutturazione” degli edifici, per programmare in modo concreto la decarbonizzazione entro il 2050 e la trasformazione degli edifici a emissioni zero.
Ogni piano di ristrutturazione dovrà rispettare i principi dell’efficienza energetica e dovrà prevedere delle informazioni utili ad attuarlo in modo concreto. Ti riepilogo velocemente le principali:
- dovrà prevedere una rassegna del parco immobiliare nazionale individuando le tipologie di edifici con particolare valore storico e architettonico, l’epoca di costruzione e le zone climatiche;
- Una rassegna delle capacità dei vari settori dell’edilizia;
- Una tabella di marcia con gli obiettivi stabiliti a livello nazionale così da rispettare i vari step dei prossimi decenni per arrivare al 2050;
- Una rassegna delle politiche e delle misure previste per l’esecuzione e per il rispetto della tabella di marcia;
- Una specifica attenzione per la riduzione della povertà energetica per le famiglie vulnerabili e per le persone che vivono in alloggi di edilizia popolare;
EDIFICI ESISTENTI
La direttiva europea pone degli obiettivi per le nuove costruzioni, ma anche per gli edifici esistenti. Gli interventi possono essere totali, o sui soli elementi edilizi da ristrutturare.
Principalmente l’involucro e gli impianti energetici sono quelli sui quali puntare l’attenzione. L’involucro per ridurre la dispersione termica e gli impianti per ridurre il consumo dei combustibili fossili. La direttiva incentiva la produzione di energia da fonti rinnovabili, come il solare.
Anche l’adozione di tecnologie digitali per l’analisi e la gestione energetica degli edifici sono incoraggiate, sempre nell’ottica di ottimizzare il consumo energetico.
CLASSE ENERGETICA “E” ENTRO IL 2030
Nell’articolo 9 vengono indicati i vari obiettivi per tipologia di edificio, con le classi energetiche da conseguire nei primi step tra il 2027 e il 2033.
Per quanto riguarda gli edifici pubblici dovranno conseguire entro il 2027 la classe energetica E, entro il 2030 la classe energetica D.
Invece per gli edifici residenziali, quelli che tratto principalmente nei miei contenuti, l’obiettivo è di raggiungere la classe energetica E entro il 2030, e la classe energetica D entro il 2033.
Negli ultimi tempi la notizia della direttiva ha sollevato molte polemiche, anche perché l’Italia è caratterizzata da ampie zone di interesse storico e architettonico. Il documento prevede che ogni Stato possa stabilire delle esclusioni.
Ogni Stato potrà decidere di non applicare le norme minime agli edifici con un particolare valore architettonico o storico se questo dovesse significare alterare in maniera inaccettabile l’aspetto dell’edificio stesso, o comunque se l’intervento non è tecnicamente o economicamente fattibile.
Potranno essere esclusi i luoghi di culto, i fabbricati temporanei, le officine, i depositi, gli edifici agricoli non residenziali, gli edifici residenziali usati meno di quattro mesi all’anno, i fabbricati indipendenti con una superficie calpestabile inferiore ai 50 m quadri.
Obiettivi, sì ambiziosi, sì molto stringenti, ma possono essere calibrati in base alle caratteristiche degli immobili sul territorio.
PASSAPORTO DI RISTRUTTURAZIONE
Particolare attenzione secondo me deve essere data al “passaporto di ristrutturazione” indicato nell’articolo 10 del documento europeo.
Entro il 31 dicembre 2024 gli Stati membri dovranno introdurre il “passaporto” sottoscritto da professionisti abilitati, che ha come obiettivo quello di fare una fotografia dello stato energetico degli edifici, di stabilire quali sono gli interventi necessari e la tabella di marcia, di stimare i costi delle varie fasi di ristrutturazione.
Il passaporto di ristrutturazione deve avere determinati requisiti tra i quali:
- deve essere rilasciato in un formato digitale da un esperto qualificato,
- deve comprendere una tabella di marcia con la quale viene stabilito il numero massimo di fasi di ristrutturazione in ottica di efficientamento energetico entro il 2050,
- deve contenere i costi stimati degli interventi.
Una sorta di libretto delle istruzioni del fabbricato, ma specifico dal punto di vista energetico e con l’ottica di programmare gli interventi necessari per raggiungere i requisiti stabiliti.
CONCLUSIONI
Volenti o nolenti la direttiva avrà un impatto significativo sull’economia italiana e sulle normative per incentivare gli interventi di ristrutturazione.
Il settore dell’edilizia dovrà rivedere in parte l’approccio agli interventi sugli edifici privati.
Gli incentivi e un contributo da parte dello Stato saranno necessari, anche per agevolare chi non ha possibilità economiche, in modo che possa accedere agevolmente ad una linea di credito che permetta di eseguire i lavori.
L’obiettivo come ti ho detto all’inizio è ambizioso, e duplice.
- Da una parte ci saranno i benefici ambientali con la riduzione dell’uso dei combustibili fossili e dell’immissione nell’atmosfera di gas serra. Contribuendo così a mitigare il cambiamento climatico, anche incentivando l’utilizzo di sistemi tecnologici per produrre energia da fonti rinnovabili come il fotovoltaico.
- Dall’altra ci sono i benefici economici, perché efficientare energeticamente a livello di massa gli edifici residenziali, permetterà di ridurre la dipendenza dalle forniture esterne, stabilizzando al contempo i prezzi.
Fonte:
Parlamento Europeo
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