Si parla poco della disfatta di Kursk, vero? Un argomento che è praticamente sparito dai radar, forse perché troppo imbarazzante per essere al centro della narrativa mediatica. Iniziamo dal principio: Kursk, l’operazione ucraina avviata ad agosto, era già un disastro annunciato. E ora, dopo mesi di silenzio, è diventato chiaro che le speranze di Kiev erano mal riposte.
L’incursione di Kursk: un fallimento strategico
L’incursione di Kursk, lanciata il 6 agosto 2024, doveva dimostrare che l’Ucraina poteva ancora vincere contro la Russia, un’operazione audace (ma non chiamatela invasione, per carità!), destinata a far brillare Kiev agli occhi del mondo. L’idea era semplice: distrarre le forze russe dal fronte orientale, alleggerendo la pressione sul Donbass. Un piano brillante… sulla carta. Peccato che la realtà sia andata in tutt’altra direzione.
Il risultato? Un pantano totale. E non lo dico io, ma l’Institute for the Study of War (ISW), un think tank americano, che ha certificato la disfatta del fronte di Kursk. Non solo le forze russe non sono state distratte, ma hanno addirittura accelerato e consolidato le loro conquiste nel Donbass. Insomma, l’idea di scambiare i territori di Kursk per ottenere vantaggi a est si è rivelata un fiasco totale. Eppure, il comandante ucraino continua a insistere che Kursk abbia distratto ben 50.000 soldati russi.
La situazione sul campo: Kursk e oltre
Il fronte di Kursk non è solo un disastro strategico, ma anche simbolico. Gli ucraini, nonostante i proclami iniziali, non sono riusciti a fare breccia nelle difese russe. Anzi, le truppe russe hanno intensificato i loro sforzi, sfruttando le debolezze ucraine e avanzando ulteriormente. Anche i cosiddetti “salienti” (o cunei, per chi come me preferisce i termini più semplici), non sono serviti a molto. Le forze russe, infatti, hanno intensificato i contrattacchi e sfondato le difese ucraine in vari punti.
E Kiev? Beh, ha cercato di minimizzare, come sempre. Ricordi quei 1.200 chilometri quadrati che, secondo gli ucraini, erano sotto controllo? Ora sembrano non essere mai stati così importanti. O almeno è quello che dicono ora, visto che li stanno perdendo uno dopo l’altro.
L’arma segreta russa: mito o realtà?
E qui arriva la chicca: la famigerata arma segreta russa. La BBC ha titolato “Il mistero dell’arma segreta russa”, e già solo dal titolo si capisce che c’è qualcosa che non torna. Di cosa si tratta? Un drone da combattimento chiamato Stealth S-70, grande quanto un caccia, capace di portare bombe, razzi, e di effettuare ricognizioni. Insomma, un bel mostro tecnologico. E indovina un po’? I russi se lo sono auto-abbattuto.
Sì, hai letto bene: sembra che i russi abbiano deciso di distruggerlo perché il drone stava per cadere nelle mani ucraine, a causa di un malfunzionamento. La BBC suggerisce che l’aereo russo che accompagnava il drone abbia perso il controllo del velivolo e, per evitare che finisse nelle mani degli occidentali, abbiano preferito abbatterlo. Forse non proprio una grande vittoria per Mosca, ma sicuramente non è nemmeno il fallimento totale che speravano a Kiev.
Un quadro generale che non promette bene
Kursk, con la sua disfatta silenziosa, non è più al centro dell’attenzione. Vuoi perché il Medio Oriente attira tutti i riflettori, vuoi perché raccontare certe sconfitte non fa comodo alla narrativa dominante. Ma la realtà è sotto gli occhi di tutti: Kiev è in difficoltà, e il supporto internazionale, pur forte, inizia a mostrare qualche crepa.
Zelensky, intanto, continua il suo tour europeo alla ricerca di armi e finanziamenti. Come un disco rotto, il presidente ucraino ha chiesto più armi e più soldi in ogni tappa, dall’Italia alla Germania. Ma la situazione sul campo è tutt’altro che rosea: mentre i russi avanzano, le truppe ucraine vengono mandate al massacro con sempre meno risorse e speranze di successo.
Una narrazione che non regge più
La narrazione che abbiamo sentito fino ad oggi – quella dell’Ucraina eroica che resiste e vince – comincia a scricchiolare. Gli alleati internazionali, gli stessi che fino a poco tempo fa promettevano di “sostenere Kiev fino alla fine”, sembrano ormai più interessati ad altre questioni, e le sconfitte come quella di Kursk vengono oscurate o minimizzate.
Forse è arrivato il momento di fare i conti con la realtà. La speranza di una vittoria totale contro la Russia appare sempre più lontana, e ignorare le difficoltà sul campo non cambierà la situazione. La verità è che Kiev la guerra non la sta vincendo, e anzi, il rischio è che l’Ucraina si trovi sempre più isolata.
Perché non se ne parla? Forse perché la realtà è più scomoda di quanto si voglia ammettere. Ma una cosa è certa: continuare a fingere che tutto stia andando bene non farà altro che prolungare l’agonia di un conflitto che, se non affrontato con pragmatismo, rischia di diventare sempre più catastrofico.
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