Mettiamola così: se pensavi che il mondo fosse già un circo con acrobazie di geopolitica e spettacoli pirotecnici di diplomazia, ora possiamo tranquillamente aggiungere un altro figurante armato di mine antiuomo “umanitarie”. Sì, hai capito bene. Oggi parliamo di come Biden, o chi per lui (magari i falchi che tirano i fili dietro le quinte), ha deciso di alzare l’asticella dell’assurdo: inviare mine antiuomo “non persistenti” all’Ucraina. E perché? Ovviamente per sabotare Trump. Perché quando si tratta di scontri globali, nulla è più importante di una faida interna americana.
Cosa significa “non persistenti”?
Hai presente quando ti vendono qualcosa di discutibile ma lo mascherano con un’etichetta accattivante? Tipo “bombe umanitarie”? Ecco, è lo stesso principio. Secondo quanto riportato da Reuters, le mine statunitensi “non persistenti” si disattivano dopo un certo periodo preimpostato. Ma, domanda da un milione di dollari: quanto dura questo “periodo preimpostato”? Un anno? Due? E se nel frattempo un bambino ci finisce sopra? Funzionano tipo AirTag: quando si scaricano le batterie diventano inutili. Perfetto, no? Solo che qui non si parla di gadget persi, ma di vite umane.
La convenzione sulle mine antiuomo: un dettaglio trascurabile
Nel 1997, quasi tutto il mondo si è messo d’accordo per vietare l’uso, la produzione e la vendita di mine antiuomo. Lo scopo era chiaro: impedire che queste armi letali continuassero a mutilare civili anche anni dopo la fine di un conflitto. Ma indovina chi non ha firmato? Gli Stati Uniti e la Russia. Sì, esatto: i protagonisti principali della partita globale hanno deciso che quel foglio di carta non faceva al caso loro. E ora siamo qui, a discutere di “mine con scadenza” come se fossero yogurt.
Tattiche russe e giustificazioni ucraino-americane
Stando alla narrazione occidentale (supportata da analisi della BBC), le mine sarebbero “essenziali” per arginare le incursioni russe. Perché? Pare che la Russia utilizzi piccoli gruppi di soldati per destabilizzare le linee ucraine. E quindi, qual è la soluzione? Ovviamente disseminare mine, perché tanto “gran parte dei civili è già stata evacuata”. Eh sì, perché quando si parla di guerra, “gran parte” è sufficiente per giustificare tutto, giusto?
Non manca poi l’ipocrisia sottile: le stesse voci che fino a ieri condannavano queste armi come il male assoluto, oggi le difendono come necessarie e “minimamente rischiose” per i civili. Ma tranquillo, se lo dice l’Ucraina, possiamo dormire sonni tranquilli. Dopotutto, è la stessa Ucraina che ha negato ogni coinvolgimento nel sabotaggio del North Stream. Chissà, magari tra un po’ ci diranno che le mine fanno bene anche alle articolazioni.
Ma perché tutto questo?
Dietro le quinte si muove un’ombra molto americana: sabotare Trump. Sì, perché l’ex presidente rieletto si è detto disponibile a negoziare un cessate il fuoco con Putin. E qui sta il punto: per l’attuale amministrazione uscente democratica, qualunque mossa che possa ridare una luce positiva a Trump va bloccata, anche a costo di inondare l’Ucraina di armi e mine. Lo spettacolo deve continuare, e poco importa se nel frattempo a pagarne il prezzo sono i civili, l’Europa (noi!) e la credibilità di chiunque parli ancora di “valori democratici”.
L’Europa: il solito copia-incolla
E noi europei? Sempre lì, a fare da spettatori silenziosi. Incassiamo le conseguenze economiche e politiche di decisioni prese oltreoceano, senza nemmeno osare alzare la voce. Perché sì, siamo i buoni, quelli che “fanno tutto per la democrazia”. Anche se a volte sembra che il nostro unico compito sia obbedire e pagare il conto.
Il prezzo dell’assurdo
Siamo in mano a gente passa o impazzita. Lo so, è una frase forte, ma come altro definire chi giustifica l’uso di armi vietate, le spoglia di ogni responsabilità morale con un aggettivo come “non persistenti” e poi va avanti a testa alta? La verità è che il mondo sta giocando una partita sporca, e noi, volenti o nolenti, ne siamo pedine.
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