La notizia è di quelle che potrebbero segnare un cambio di rotta: secondo il consigliere di Trump, Mike Waltz, si sta concretizzando la possibilità di un dialogo tra Donald Trump e Vladimir Putin a stretto giro. L’annuncio arriva proprio mentre i problemi interni all’Ucraina diventano sempre più evidenti, tra cui il crollo del morale e l’esodo dei soldati dal fronte. Ma andiamo con ordine.
Dialogo tra Trump e Putin: la mossa che potrebbe cambiare tutto
Mike Waltz, consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, ha dichiarato che “a breve” ci sarà una telefonata tra l’ex presidente americano e Vladimir Putin, presumibilmente dopo l’insediamento di Trump il 20 gennaio. Secondo Waltz, è essenziale avere un dialogo con la controparte per iniziare qualsiasi tipo di negoziato, e questo potrebbe rappresentare il primo passo verso la fine del conflitto.
Le sue parole lasciano poco spazio all’interpretazione: “Non si può concludere un accordo senza un qualche tipo di relazione e dialogo con l’altra parte, e lo stabiliremo sicuramente nei prossimi mesi”. Trump, almeno a parole, sembra intenzionato a proporre un approccio molto diverso rispetto alla linea dura adottata dall’amministrazione Biden.
Kiev e il problema dei soldati: carenza e diserzioni
Mentre si ipotizza il dialogo tra Trump e Putin, a Kiev la situazione si fa sempre più critica. Il problema principale? La mancanza di soldati, che in molti casi scappano dal fronte. Non è un segreto che il reclutamento in Ucraina sia diventato forzato, con arruolamenti effettuati per strada o nei locali, e che molti giovani cerchino di nascondersi o scappare dal Paese.
Un caso emblematico è quello della 155ª Brigata: secondo il giornalista ucraino Butusov, ben 1.700 soldati sono fuggiti, di cui 50 già durante l’addestramento in Francia. Le problematiche legate al morale basso, alla scarsa preparazione e alla carenza di attrezzature sono ormai evidenti e riconosciute anche da media occidentali come NTV.
La questione delle diserzioni è particolarmente critica, soprattutto perché l’Ucraina si trova a combattere contro un nemico che, numericamente e logisticamente, ha un netto vantaggio. Secondo Waltz, la soluzione potrebbe essere abbassare l’età di leva a 18 anni per aumentare il numero di soldati disponibili. Tuttavia, è chiaro che un simile provvedimento richiederebbe mesi per avere effetti tangibili, un tempo che Kiev potrebbe non avere.
Il contesto diplomatico: tra realismo e criticità
La guerra non può essere risolta con la completa distruzione di una delle due parti. Una soluzione diplomatica sembra inevitabile, ma deve essere gestita con estrema attenzione. È fondamentale evitare soluzioni che umilino la Russia, poiché ciò potrebbe portare solo a una sospensione temporanea del conflitto, con il rischio di una ripresa futura ancora più devastante.
Dove potrebbero svolgersi eventuali colloqui fisici? Tra le possibilità si parla della Svizzera o della Serbia, ma per il momento la prima fase dovrebbe avvenire in modalità telematica.
Kiev dipende dall’Occidente: un equilibrio precario
Il panorama ucraino è a dir poco disastroso: infrastrutture distrutte, una rete energetica dipendente dall’estero, un sistema produttivo collassato e un’economia sostenuta esclusivamente dai fondi occidentali. Il Paese si tiene in piedi grazie ai contributi finanziari di Europa e Stati Uniti.
In questo contesto, qualsiasi soluzione diplomatica dovrà tenere conto di due obiettivi principali: non peggiorare ulteriormente la situazione già critica di Kiev e offrire una via d’uscita che non rappresenti una sconfitta umiliante per Mosca, né per gli Stati Uniti. Per l’Europa oramai i danni sono belli che fatti.
Quale futuro per il conflitto?
Il possibile dialogo tra Trump e Putin rappresenta un barlume di speranza in una situazione che sembra sempre più fuori controllo. Resta da capire come Kiev potrà affrontare le sfide interne, dalla carenza di soldati alla fragilità economica, e quale sarà la risposta della comunità internazionale a questa nuova fase.
Intanto, il fronte continua a reggere con fatica, e ogni giorno di guerra comporta nuove perdite, nuovi costi e, inevitabilmente, nuove incertezze.
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