C’è poco da festeggiare, nonostante le notizie in arrivo dal Medio Oriente parlino di un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. La realtà? La tregua inciampa ogni tre per due, e mentre sto scrivendo la situazione è già cambiata più volte. Non è la prima volta e non sarà l’ultima: la storia si ripete con la stessa prevedibilità di sempre.
Israele e Gaza: cessate il fuoco o farsa?
Israele approva il cessate il fuoco, ma continua a bombardare Gaza. Un titolo, quello di Reuters, che racchiude tutta l’ipocrisia della situazione. Mentre Netanyahu dichiara di voler proseguire l’offensiva fino al raggiungimento degli obiettivi, Hamas ritarda la consegna della lista degli ostaggi per problemi tecnici. Una situazione al limite del surreale, con una tregua che è slittata di qualche ora.
Nel frattempo, Al Jazeera conferma che Hamas ha finalmente diffuso i nomi di tre prigionieri israeliani da liberare. La palla passa è passata a Israele, che ha dato il via alla tregua oggi, domenica 19 gennaio 2025.
Trump e la cerimonia di insediamento: polemiche e paranoie
Un altro tema caldo della settimana è l’insediamento di Donald Trump. Tra insinuazioni e speculazioni, si discute più del fatto che la cerimonia sia al chiuso, che di quanto realmente potrebbe cambiare per l’America e per il mondo. Politico titola: “Dall’escalation alla de-escalation: come il mondo affronterà l’offensiva commerciale di Trump”. E mentre i media si accaniscono, le proteste a Washington sono molto meno partecipate rispetto al 2016. Ma si sa, il racconto mediatico va sempre nella stessa direzione.
Non manca la consueta retorica sul “pericolo per la democrazia”, con l’ambasciatore tedesco che mette in guardia dal piano di Trump. Ma la vera domanda è: qualcuno legge davvero questi documenti o ci si limita a sventolarli?
Gas e guerra: l’Europa paga il prezzo più alto
Parliamo di cose serie. Il gas in Europa continua ad arrivare, ma a costi sempre più elevati. Dopo il sabotaggio del Nord Stream e la chiusura dei contratti ucraini con Gazprom, l’Europa si trova in ginocchio. Il TurkStream, l’ultima ancora di salvezza, è stato recentemente bersaglio di attacchi ucraini. Ma di questo si parla poco.
Nonostante le sanzioni, la Russia continua a vendere gas e guadagna anche di più. Noi, invece, compriamo GNL dagli Stati Uniti a prezzi esorbitanti, come se fosse l’unica opzione possibile. E mentre in molti ancora non collegano l’aumento dei prezzi dell’energia alla guerra in Ucraina, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: sanità in crisi, pensioni tagliate e servizi pubblici allo sfascio.
Il fronte di Pokrovsk: la Russia avanza
Sul fronte ucraino, Pokrovsk è sempre più accerchiata. Le truppe russe avanzano, conquistando centri strategici nel Donetsk, mentre l’Ucraina continua a chiedere armi. Gli analisti confermano ciò che ormai è evidente: la Russia ha il vantaggio e sta consolidando le sue posizioni.
In tutto questo, il Parlamento Europeo segue la linea di Biden e continua a chiedere più armi. Ma chi pagherà il conto? Noi, con nuove tasse e ulteriori tagli ai servizi essenziali. E intanto, il conflitto si trascina, senza una vera via d’uscita diplomatica.
Alla fine della fiera, ci stanno prendendo in giro. Tra tregue che non reggono, media che raccontano solo una parte della verità e decisioni politiche che vanno contro i nostri stessi interessi, la situazione è chiara: i costi li paghiamo noi, mentre chi decide continua a fare il proprio gioco.
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