IL “PIANO PER IL FLOP” DI ZELENSKY che torna a MANI VUOTE | il tour americano è un DISASTRO


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Per settimane abbiamo atteso con ansia il tanto acclamato “piano per la vittoria” di Zelensky, e cosa ci troviamo davanti? Un flop, che definire flop è pure generoso. Altro che piano per la vittoria: sembra più quel film che tanto attendevi e tanto di delude da non riuscire a riguardarlo una seconda volta. Avete presente l’ultima trilogia di Star Wars? Esatto, proprio quella che nessuno ricorda più.

Zelensky ha fatto il suo bel tour americano, con tappe strategiche: Biden, Kamala Harris, e forse pure Trump. Obiettivo? Cercare consensi, più armi, più soldi. Risultato? Incassare l’irritazione dei repubblicani e qualche missile a medio raggio da 100-110 km. Ah, e 7,9 miliardi di dollari “promessi”, che però rimarranno nelle casse delle fabbriche di armi americane. Sai com’è, Zelensky ha pure visitato queste fabbriche, firmando proiettili in una scena che non saprei se definire imbarazzante o grottesca. Pantomima pura.

Il vero dramma? Il famoso “piano per la vittoria” altro non è che una richiesta camuffata di più armi e, soprattutto, la revoca delle restrizioni sui missili a lungo raggio. Ma indovina un po’? Gli Stati Uniti, per fortuna o per furbizia, non hanno acconsentito. Biden ha evitato con cura di dare il via libera a un’escalation che avrebbe significato una chiara dichiarazione di guerra a Mosca. Ma sembra che questo l’abbiano capito tutti, tranne i nostri leader europei.

L’attesa delusa: tra uova di Pasqua e autoradio false

Questo “piano per la vittoria” è stato presentato con un hype da fare invidia alle uova di Pasqua della nostra infanzia. L’attesa spasmodica, la suspense… E poi dentro trovi una sorpresina insignificante. Oppure, per rimanere in tema di fregature, è come quelle mitiche leggende anni ’80 delle autoradio vendute nei parcheggi degli autogrill: arrivi a casa, scarti il pacchetto e ci trovi un bel mattone.

Zelensky voleva la revoca del divieto di usare armi americane per colpire il territorio russo. Niente da fare. Gli Stati Uniti sanno bene che una mossa del genere significherebbe scatenare una guerra aperta contro Mosca. E se ne guardano bene. Intanto, però, in Europa si fa finta di nulla, tra dichiarazioni di circostanza e appoggi di facciata.

Ma Putin non sta a guardare

Certo, un effetto l’ha ottenuto: Putin ha subito risposto con nuove regole sulla deterrenza nucleare, inasprendo la situazione per noi europei. Insomma, la possibilità che vengano usate armi nucleari cresce, ma per alcuni sostenitori della guerra tutto questo è solo un bluff. Ah, meno male.

E per non farsi mancare niente, Zelensky ha anche irritato i repubblicani. La sua visita a Scranton, Pennsylvania, nella fabbrica di proiettili, è stata definita dal partito di Trump, come un’ingerenza nelle elezioni americane. Alcuni repubblicani lo hanno definito un errore strategico. E non solo loro. Anche Trump, il re dell’arte del deal, ha criticato il presidente ucraino per essersi rifiutato di fare un accordo. “Stiamo continuando a dare miliardi di dollari a un uomo che non vuole fare la pace”, ha dichiarato. E come dargli torto?

E ora? Quale futuro ci aspetta?

Con l’eventuale elezione di Trump, gli Stati Uniti potrebbero anche decidere di tirarsi indietro da questa guerra. Ma attenzione: non è detto che per noi europei sarebbe una buona notizia. Che cosa ci rimarrebbe dopo tutto questo? Un’economia europea a pezzi, una quantità di debiti che farebbe impallidire anche il più ottimista degli economisti, e l’Ucraina da ricostruire. Senza contare l’allontanamento della Russia come partner commerciale.

È un po’ come litigare con il benzinaio sotto casa che ti vende la benzina a 1 euro al litro, perché qualcuno ti ha detto che è antipatico. E cosa fai? Vai a fare rifornimento a 100 km di distanza, pagando il doppio. Geniale, no?

La solita richiesta: più armi, più guerra

Invece di concentrarsi sulle vere esigenze del popolo ucraino, come la ricostruzione delle infrastrutture energetiche devastate, Zelensky continua a chiedere più armi e più soldi. Nel frattempo, lancia droni su Mosca e sposta le sue forze dal Donbass a Kursk, aprendo nuovi fronti. Una strategia che, a quanto pare, non sta impressionando né gli alleati né i nemici.

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Danilo Torresi

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