L’EUROPA SI CREDE SUPERIORE | IN AUSTRIA VINCE l’estrema destra e VUCIC ci BACCHETTA


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In Austria, l’estrema destra ha vinto le elezioni, portando scompiglio tra i media occidentali. Viene spontaneo chiedersi: per quanto tempo ancora si ignoreranno i segnali che arrivano dagli elettori? Questo vento che soffia da Est ci sta urlando qualcosa, eppure la politica europea sembra essere ancora impegnata a far finta di nulla. Da tempo ormai assistiamo a una tendenza chiara: gli elettori si stanno spostando verso gli estremi, e non solo in Austria. Ma dove ci sta portando tutto questo?

Il quadro è chiaro: il voto populista e l’ascesa dei partiti più radicali stanno scuotendo le fondamenta dell’Unione Europea. E non parliamo solo di Austria, ma anche di Ungheria, Slovacchia e persino Germania. Questa non è una sorpresa: sono anni che i cittadini europei manifestano il loro dissenso, non solo attraverso i social o le piazze, ma con il voto. I numeri parlano chiaro. Eppure, chi ci governa sembra sordo.

L’ascesa della destra estrema in Austria: un segnale preoccupante?

La recente vittoria del Partito della Libertà austriaco (FPÖ) con il 29,2% dei voti non è passata inosservata. Si tratta del primo partito a radici nazionaliste a prevalere in un’elezione nazionale dall’epoca della Seconda Guerra Mondiale. Un segnale chiaro: l’Europa si sta spostando verso gli estremi, e i media tradizionali vanno in panico.

Perché? Perché il modello politico europeo attuale sembra incapace di rispondere ai bisogni reali dei cittadini. Crisi economica, servizi sociali che vacillano, tenore di vita che cala e una guerra in Ucraina che sembra non avere fine: il tutto si traduce in un aumento del malcontento e un voto che si sposta verso coloro che sembrano “offrire” risposte diverse. Risposte che, pur spaventando l’élite, intercettano la voglia di cambiamento della gente comune.

Ma perché Vucic ci bacchetta?

In questo scenario entra in gioco Aleksandar Vučić, presidente della Serbia, che in una recente intervista ha lanciato una stoccata all’Europa, sottolineando il suo “senso di superiorità”. Secondo Vučić, l’Occidente guarda dall’alto in basso i paesi considerati “minori”. Una visione che, come afferma il leader serbo, è miope e rischia di allontanare ulteriormente i cittadini, non solo in Serbia, ma in tutta Europa.

Vučić non si è certo risparmiato, affermando che la Serbia, pur ambendo all’ingresso nell’Unione Europea, non ha alcuna intenzione di piegarsi alle sanzioni contro la Russia. Un approccio che, nonostante le pressioni, rimane coerente con gli storici legami che la Serbia ha con Mosca.

L’Europa che ignora la voce dei cittadini

La vera domanda da porsi è: per quanto tempo l’Europa continuerà a ignorare la voce dei suoi cittadini? Le elezioni, con la loro spietata onestà, stanno dicendo molto chiaramente che l’attuale status quo non funziona più. Gli elettori sono stufi delle ambiguità e delle promesse non mantenute. Vogliono risposte chiare. E quando i politici tradizionali non le offrono, ci si rivolge altrove, anche se quel “altrove” rappresenta spesso partiti di estrema destra o sinistra, che si pongono in modo diametralmente opposto alla narrativa ufficiale.

È qui che entrano in gioco movimenti politici come l’FPÖ in Austria o l’AfD in Germania, e anche le forze di sinistra radicale in Francia. Loro stanno intercettando il malcontento. Perché? Perché, al di là delle loro ideologie, offrono messaggi chiari e diretti. In un mondo sempre più incerto, la chiarezza è ciò che conta.

Un Occidente in crisi: tra guerra e difficoltà economiche

Nel frattempo, l’Occidente si trova in una posizione complessa. La guerra in Ucraina, inizialmente vista come un conflitto che sarebbe durato poco, si è rivelata un pantano. L’idea di investire miliardi in difesa e finanziamenti, mentre le economie occidentali vacillano, sta creando sempre più malcontento tra la popolazione. Vučić non fa altro che sottolineare l’evidenza dei fatti: l’Occidente ha sottovalutato la Russia, e ora sta pagando le conseguenze.

Questa incapacità di riconoscere gli errori, questo senso di superiorità, non fa che alimentare il divario tra cittadini e classe dirigente. Le elezioni in Austria, Germania, e non solo, sono solo l’ennesima conferma che il popolo sta chiedendo qualcosa di diverso, qualcosa che le élite sembrano incapaci o non disposte a fornire.

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L’Europa si crede superiore, e questo sta diventando il suo più grande errore. Siamo troppo impegnati a sentirci i “buoni” della situazione, troppo immersi nel nostro ruolo di paladini della democrazia e dei diritti, per accorgerci che, nel frattempo, stiamo perdendo il contatto con chi dovremmo davvero ascoltare: i nostri cittadini.

Vucic, con il suo sarcasmo tagliente, l’ha detto chiaramente: “Non volete sentire nessuno che la pensi diversamente.” E sai cosa? Non ha torto. L’Occidente, con la sua superiorità autoimposta, si sta scavando la fossa da solo. Il voto populista è solo la punta dell’iceberg.

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Danilo Torresi

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