Lo ammettono: la guerra in Ucraina porta benefici agli Stati Uniti (Blinken e Austin)


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Sembra ormai che non ci sia nemmeno più la necessità di nascondersi: le reali intenzioni dietro la guerra in Ucraina vengono dichiarate apertamente. Anthony Blinken e Lloyd Austin, rispettivamente Segretario di Stato e capo del Pentagono, lo hanno detto chiaramente: la guerra in Ucraina porta benefici agli Stati Uniti. Non ci sono giri di parole o frasi lasciate al caso: il messaggio è che continuare a finanziare il conflitto è strategicamente ed economicamente vantaggioso, almeno per loro.

E mentre ci fanno sapere tutto questo con una tranquillità quasi disarmante, l’Europa continua a subire le conseguenze. Ma andiamo con ordine.

“Pace attraverso la forza”

Nell’articolo di una rubrica del New York Times, Blinken e Austin hanno delineato la loro visione: perseguire una politica di “pace attraverso la forza” sarebbe fondamentale per la sicurezza americana e la sopravvivenza dell’Ucraina. In altre parole, la guerra deve continuare.

E non si sono fermati qui: hanno ammesso che gli investimenti in Ucraina stanno portando risultati anche in patria. Quali risultati, ti starai chiedendo? Rafforzano la base industriale della difesa americana e creano “buoni posti di lavoro”. Tradotto: le fabbriche di armi prosperano e gli Stati Uniti ne beneficiano sia economicamente che politicamente.

E l’Europa? Beh, per noi c’è poco da festeggiare. Mentre aumentiamo le spese militari e subiamo il peso di sanzioni e crisi energetiche, gli americani intascano il conto.

La guerra conviene, ma a chi?

A quanto pare, gli interessi americani sono serviti su un piatto d’argento: la guerra rafforza l’industria bellica e consolida la loro influenza geopolitica. Lo stesso Blinken ha dichiarato che la NATO è “più forte, più grande e più unita che mai”. Non sorprende che gli Stati Uniti abbiano interesse a mantenere lo status quo.

D’altra parte, però, le dichiarazioni di Blinken e Austin vanno ben oltre l’evidente vantaggio industriale: parlano di un conflitto che permette all’America di rafforzare la sua posizione contro i suoi principali avversari, Russia e Cina.

Ma mentre loro festeggiano, in Europa e in Ucraina i costi aumentano. I prezzi dell’energia continuano a lievitare, le industrie chiudono o si spostano, e le famiglie devono fare i conti con bollette insostenibili.

Trump, colloqui e ostacoli

In questo scenario, c’è una figura che sta provando a proporsi come alternativa: Donald Trump. Il nuovo presidente americano (che deve ancora insediarsi ufficialmente) ha promesso di avviare colloqui con Putin per trovare una soluzione diplomatica al conflitto. Per ora sono solo promesse e bisognerà vedere cosa farà in concreto, anche perché non va dimenticato che da Presidente degli Stati Uniti, farà gli interessi degli Stati Uniti.

Detto questo, non mancano i tentativi di sabotaggio da parte di chi preferirebbe continuare a finanziare e sostenere il conflitto. Dai media alle pressioni interne, tutto sembra giocare contro un possibile avvicinamento tra Russia e Stati Uniti.

L’Europa, un danno collaterale

Mentre si discute di strategie e vantaggi americani, l’Europa sembra essere relegata al ruolo di spettatore pagante. I sabotaggi alle infrastrutture energetiche, le sanzioni economiche e lo spettro dell’aumento delle spese militari stanno mettendo in ginocchio interi settori industriali e produttivi.

L’attacco al gasdotto TurkStream, che rifornisce l’Europa meridionale e la Turchia, è solo l’ultimo di una serie di azioni che minano la sicurezza energetica del nostro continente. Nonostante tutto, sembra che i leader europei siano più interessati a seguire le direttive provenienti da oltreoceano che a tutelare gli interessi dei propri cittadini.

“Pace” o strategia?

La retorica della “pace attraverso la forza” lascia un sapore amaro. Si tratta davvero di pace o piuttosto di una strategia per perpetuare un conflitto che giova a pochi, ma che danneggia molti?

Le dichiarazioni di Blinken e Austin sono emblematiche: la guerra in Ucraina è diventata un investimento. Ma per chi? Per l’Ucraina, che sta vedendo il proprio territorio ridursi giorno dopo giorno? Per l’Europa, che continua a sacrificare i propri interessi per sostenere un conflitto che non ha voluto?

No, l’unico vero vincitore, al momento, sembra essere l’America.

È sempre più evidente che la guerra in Ucraina non è solo un conflitto regionale, ma uno scontro tra visioni geopolitiche e interessi economici. Mentre Blinken e Austin ci spiegano che la guerra porta benefici agli Stati Uniti, resta da chiedersi: a chi sta portando benefici qui, in Europa?

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Danilo Torresi

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